A cura di Mr.Robinson
La musica, il mare e una banda di fanatici delle due ruote; una sgangherata famiglia e uno sporco, sporchissimo affare di rifiuti tossici da districare. Strade antiche costrette da muretti a secco. Strade volute dalle vigne e dagli ulivi. Strade colorate dal rosso della terra arsa e dal bianco delle rocce calcaree. Ne ho visti di ulivi strani in vita mia, ma quelli di queste parti hanno forme fuori da qualsiasi logica progettuale, come se la natura li avesse affidati a un artista strambo che con le sue sculture vuole esprimere solo stupore. Gli ulivi sembrano l’istantanea di un movimento convulsivo. Alberi autolesionisti che si squarciano il ventre per creare caverne in cui vivono animali, insetti e folletti dai cappelli rossi. Alberi che annodano i propri rami per ingannare le simmetrie, e che anche quando il vento è assente e sono immobili appaiono fluidi e impetuosi come dervisci roteanti. Gli ulivi di queste brulle e arse pianure posano come divi esibizionisti che ostentano le proprie forme sicuri di essere unici.
Mr.R- Con Nando Popu dei S.S.S questa volta non siamo qui a parlare solo di musica ma di un libro e di come è nata la
voglia di scriverlo
Nando-questo libro è nato dalla somma delle visioni che mi capita di osservare durante i miei
giri in bici (Nando tra le tante passioni ha anche quella della mountain bike)
e dai racconti delle persone che abbiamo la possibilità d’incontrare dopo i
concerti. Certe volte la gente utilizza il fatto di chiedere un ‘autografo per rimanere con noi a parlare,
sfogarsi, e in quelle mezz’ore di cose ti posso assicurare ne ho sentite. Ho
sentito storie di migranti salentini, ma non solo di povera gente come si potrebbe immaginare, fuggita dalla
loro terra nella speranza di trovare una vita migliore in termini economici, ma
anche ragazzi di una certa borghesia dove i genitori facevano i politici e come
si sa il più delle volte dovevano ascoltare
discorsi nella propria casa che
poi si trasformavano nell’esatto contrario di quello che papà e mamma andavano
a fare nella realtà. Facendo parte poi di diversi collettivi ambientalisti la
rabbia è inevitabile che ti salga… ho sentito
racconti di ragazzi che parlavano dei loro genitori morire nelle fabbriche… E nonostante questo sentirsi
chiedere di proseguire lo stesso lavoro da operaio nell ‘azienda che
inevitabilmente avrebbe segnato anche il loro destino. Come può un ragazzo
rimanere nella propria terra con queste prospettive? Tutte queste storie mi
hanno caricato di una certa responsabilità e ho deciso di scrivere Salento e
Fuoco.
Mr.R-Voi S.S.S avete sempre utilizzato la musica per fare una forte comunicazione
sociale che differenza c’è tra lo scrivere una canzone e mettere delle
impressioni su un libro
Nando- Un’esperienza che si è evoluta quasi da sé. E’ stato
un percorso molto intimo. All’inizio non sapevo da cosa iniziare e solamente
dal terzo capitolo ho compreso cosa fosse un’impianto
narrativo. Ho iniziato a scrivere un po’
come fanno i registi che trovano un personaggio dandogli una vita e lo fanno
muovere. Cominciai ad inventare i vari personaggi che piano piano prendevano
forma, solo uno era vero ed il suo nome è " Maurizio Rampino". Un mio carissimo
amico che al tempo era vivo ed ora purtroppo non c’è più. Per me lui era un
giornalista importante in Salento , conduceva molte battaglie ecologiste. Posso
dire che la mia educazione ambientalista deriva dai suoi insegnamenti. Per questo ritenevo fosse lui la persona più adatta per realizzare e portare
avanti questo progetto. Per me è stato una guida e credo lo sia stato anche per la
gente che veniva a raccontarmi queste storie anche drammatiche alle volte.
L’emergenza principale per me era quella di salvare una terra che è preda sia
delle eco mafie ma soprattutto anche dalla nostra stupidità. Quindi farsi
carico di ciò che non è stato fatto e soprattutto di ciò che si deve fare.
Bisogna superare i luoghi comuni dove il
Salento è solo bello quando
invece c’è molto da fare per preservare questa bellezza. Bisogna prima pulire
lì dove c’è lo sporco e poi godersi la bellezza di questi luoghi. La bici è
solo un pretesto per far capire che c’è un luogo ed un non luogo più intimo che
la campagna e la natura risveglia. Noi abbiamo un lato sensibile che purtroppo
nei luoghi ristretti viene tarpato e non trova sfogo. Sono invece gli spazi
aperti che ti fanno apprezzare la natura creando il terreno ideale per
esprimere la propria sensibilità. Solo dopo
aver conosciuto e somatizzato tutto ciò nasce inevitabilmente la voglia
di combattere per portare avanti le
battaglie ecologiste. Il primo contatto è proprio questo osservare le piccole
cose le piante etc..Prendi ad esempio l’ulivo,l’ulivo è qualche cosa di
straordinario .Da bambini ci insegnavano che per conoscere l’età di un albero
bisognava sezionarlo e contarne i cerchi e ad ogni cerchio corrispondeva circa
un’anno. Bè prova a mettere in pratica questa cosa con una pianta d’ ulivo L’ulivo
è una pianta caotica e disordinata dove
si creano delle caverne capaci di ospitare animali ,insetti e pure se vogliamo
dare sfogo alla fantasia , folletti dai capelli rossi(leuri,scarcagnuli etc..)Ci
sono tantissime piccole cose da osservare negli spazi aperti di campagna che in
qualche modo ci riportano alla nostra vera “natura”. Contrariamente se metti La
gente in luoghi ristretti questa magia
si spezza e tutto diventa distorto.
Mr-r.-Cosa pensi e ti auguri potrà produrre “Salento fuoco e
fumo” adesso che tanta gente avrà la
possibilità di leggerlo?
N S.S.S- Innanzitutto
questo libro è dedicato a tutti gli amici
ambientalisti ,ecologisti. Mi auguro (scusate l’illusione o la presunzione) che serva ai giovani ad
insegnare e rispettare nelle pratiche quotidiane questa nostra TERRA e che si continui a
tramandare ai propri figli questo tipo di insegnamento .Questa è l’unica
rivoluzione possibile…
Mr.-Grazie Nando un abbraccio dall’Isola. E’ stato un vero
piacere averti quì nelle vesti di scrittore. Alla prossima AVVENTURA!